8 MARZO
E' da tanto tempo che non aggiorno il mio blog ed ho scelto questa giornata per farlo.
Lo dedico a tutte le donne mamme che sono come me, vi assicuro che non è una festa.
Penso che sia diventata tale solo per la commercializzazione a vantaggio dei fiorai, gioiellieri, pasticceri ecc... ecc....
Quest'anno l'ho celebrato in anticipo, ovvero il 5, assieme alle mamme e donne che con tristezza stanno sopportando il dolore, nel processo alla Thyssen di Torino.
Ho portato loro mimse e rose rosse, mi sono così presentata al Palagiustizia di Torino.
Più che per celebrare la festa della donna,"per tracciare un collegamento tra la tragedia torinese e l'incendio che a New York a inizio secolo costò la vita a tantissime donne arse vive in una fabbrica perchè le porte dello stabilimento erano bloccate.
Le morti dei ragazzi arsi vivi, il dolore delle madri che sopportano ad ogni udenza il riaprirsi della loro ferita assieme alla mia. Assieme alla mia perchè vedo nelle loro espressioni e nei loro occhi il dolore da me provato. Il continuo incidere, degli avvocati di quegli assassini, con immagini della tragedia, le testimonianze dell'unico sopravvisuto Boccuzzi Antonio che riportano tutte e tutti a rivivere quel giorno del 6 dicembre 2007. L'estrema lucidità dei testimoni, gli estintori che non funzionavano, l'acqua degli idranti che non usciva.
La terribile testimonianza di Roberto Di Fiore, addetto alla squadra d'emergenza corso in aiuto ai colleghi con la sua auto per arrivare sul posto e trovandosi addiittura il cancello bloccato per accedere al blocco 5 dove si stava sviluppando l'incendio.
Queste donne che ascoltano e con la mente volano nel luogo in cui i loro cari stavano morendo. Negli occhi dei testimoni, ancora viva, la sensazione di non aver potuto aiutare i compagni e amici, ma solo guardare i loro corpi che sembravano delle torce umane, le loro urla....."non voglio morire".
Sono le parole che escono da un microfono ed io come tutti ascoltiamo, sembrava di ascoltare le frasi di un libro orror.
Sei ore con queste domande e le risposte sempre uguali, lucide ancora vive nella loro mente e lo si vede dalle mani che tremano, dal sudore che scende in viso, dall'emozione della voce.
Io mi chiedevo: "Ma perchè tutta questa crudeltà?"
E' stato un assassinio che cosa vogliono ancora di più da questa gente?
La mia speranza, seguendo numerose udienze di questo processo, è che i colpevoli siano condannati per questi omicidi considerati "con coscienza di uccidere"
Spero anche che diventi un processo esemplare e deterrente, affinchè coloro che sanno di avere i luoghi di lavoro fuori regola ed in non sicurezza, di provvedere affinchè le norme vengano rispettate e chi non è in regola venga sanzionato duramente.
Dall'inizio di quest'anno sono morti più di 200 operai, vuol dire che c'è ancora qualche cosa che non funziona, ma perchè non funziona?
Perchè la gente non si pone questa domanda, perchè non si ribella?
Spero che nessuno debba sopportare il mio e il dolore di tutte le donne che piangono un figlio che muore per lavoro solo quando succede, e non prima che succeda.
L'argomento sicurezza sul lavoro deve essere un'argomento che tocca tutti i lavoratori, prima che succeda una tragedia , non dopo.....dopo è troppo tardi.
La mia battaglia dovrebbe essere quella di tutti, mi sto battendo anche per creare:" una giornata di lutto nazionale dedicata alle morti sul lavoro", spero di riuscirci.
Come spesso ripeto: "Non esistono solo gli eroi di guerra", esistono anche " Gli eroi che cadono sul lavoro".
Dalla mia conoscienza gli operai non hanno un'arma in mano, la loro battaglia è solo lavorare per vivere e non morire sul lavoro.
3 commenti:
Non si comprende perchè i giornali e il servizio pubblico televisivo non danno lo spazio che queste notizie meritano.
La tua battaglia Milena è sacrosanta ma è assolutamente necessario ceh le tue parole abbiano l'eco dei media.
Auguro a te e a tutte le persone che sono state gravemente coinvolte di ottenere giustizia ma soprattutto che cessino gli omicidi sui posti di lavoro.
Enzo
Buona sera Milena, solo pochi minuti fa, guardando la trasmissione de La7 "niente di personale" ho conosciuto la sua storia: Troppo uguale a quella di troppi altri. L'immagine che mi si presenta assistendo alla lunga sequenza di testimonianze è quella delle donne di Plaza de Majo che danzano sole. Mi voglio impegnare, d'ora in poi a lottare per fermare la lista dei "nostri" desaparecidos di tutto il mondo.
La abbraccio
Massimo
Salve,
ho conosciuto il suo blog stasera seguendo la trasmissione su La7
Condivido la sua battaglia ed è inaccettabile uscire la mattina da casa per andare al lavoro e non far rientro.
Desolante è l' assenza delle istituzioni e l' ipocrisia della giustizia.
Con affetto
Emanuele
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